La nostra storia

Swing. Scarpe. Italia. Marche.

Se ci pensi è un percorso logico, nato da un’idea semplice, corroborato da un pizzico di intraprendenza, arricchito da una piccola dose di conoscenza, perfezionato infine da uno studio mirato.

Lo studio dello Swing e del mondo in cui nasce, in cui si sviluppa. Il mondo in lungo e in largo, per l’appunto, senza confini e senza pregiudizi.

Della sua gente, pazza e geniale, testarda e sognatrice, appassionata, appassionante, caciarona e perfezionista, allegra di un’allegria contagiosa.

Già, se ci pensi, con un paio di scarpe comode, di buona pelle e cuoio vero, a fasciare i piedi degli instancabili, si può andare avanti a ballare tutta la notte. Nello Swing, come nella Vita, bastano la salute e un “par de scarpe nove”

Boun’s Shoes è un marchio nato per sintesi: se cerchi una traduzione siamo Scarpe da rimbalzo.

Made in italy

Patria dell’industria calzaturiera

Nel 2016 nasciamo (col nome più letterale di Bounce Shoes) un po’ per prova e un po’ per sfida. Possibile che in Italia – sì in Italia, patria dell’industria calzaturiera più raffinata e ricercata – non esista un’azienda che produca in esclusiva scarpe per lo Swing, che sia Boogie o Lindy o Balboa o Jazz? Ce ne sono per il tango, per il più generico ballo da sala o da balera… Ma lo Swing sembra confinato oltreoceano, quanto a comfort o elasticità. Non ci rimbalza abbastanza.

Oddìo, il “movimento” è ancora ai primi passi qui da noi, non gode ancora di quella popolarità che spingerebbe a tentare azzardi imprenditoriali, ma via via, insistendo e credendoci, le scuole si moltiplicano, i maestri scoprono di non essere da meno dei colleghi stranieri, spuntano lungo tutto lo Stivale le serate a tema, la voglia di divertirsi e di provare le figure aggraziate e il look elegante o scapigliato dei nostri nonni.

Insomma lo Swing inizia a farsi largo e si porta dietro la Storia, il genio, la sregolatezza. I grandi ballerini americani esportano stile, classe purissima e simpatia, si fanno vedere ai nostri festival, e così in pista può capitare di far da follower a leader impensabili, inarrivabili, a leggende che solo a cercarle su Youtube già ci si emoziona: Frankie Manning, Norma Miller, Jean Veloz.

L’occhio cade sui loro piedi, sul motore. No, non portano scarpe da ginnastica, per quanto stramarcate, e loro, le grandi ballerine, non indossano semplicemente scarpe da sera col tacco ultrasonico. C’è l’abbigliamento in stile e le scarpe ne sono parte integrante, devono essere eleganti e al tempo leggere, colorate, abbinate, disegnate, istoriate uniche ma soprattutto, beh, comode per le lunghe maratone danzanti. Possibile, dunque, che si debba andare ad acquistarle all’estero, fino negli States o magari in Francia o Germania, che fanno da pionieri qui in Europa? Ma i più bravi a far scarpe non eravamo noi? Non sono i nostri calzaturifici a essere sbarcati dagli anni ’50 del Boom nelle stradone esagerate e luccicanti dello shopping internazionale?

Così noi Boun’s ci siamo messe d’impegno. Abbiamo scartabellato riviste degli anni ’30, rubato i particolari degli scatti d’epoca, sperimentato sulla carta l’arcobaleno delle tinte, abbiamo perfino imparato a disegnare gli intrecci e le allacciature e a misurare le proporzioni di un tacco. I prototipi sono nati per tentativi, le Papillon, le Rusty Dusty, le Cravattine con quella forma stravagante di accessorio maschile. Le Tallinn, ci credereste, provengono direttamente da un Museo dell’artigianato estone, scoperto lì, nella loro affascinante capitale: fotografate, studiate, riprodotte.

Tutto bello – non facile, comunque – sulla carta. Ma poi? Chi si sarebbe cimentato nella messa in opera? Ci ha soccorso, noi Boun’s, quella piccola dose di conoscenza di cui parlavamo all’inizio. La patria nostra. Sapete qual è la terra italiana delle calzature? Beh, lo abbiamo scritto alla prima riga: le Marche. Terra d’origine, guarda il caso e la fortuna, della nostra famiglia. E così, eccoci a bussare alle porte dei piccoli – grandissimi – artigiani delle nostre zone, a raccontargli un sogno, a trascinarli nell’impresa, a scardinargli la routine, a cambiargli i tacchi in tavola, e pure le forme se per questo, a colorargli i laboratori, a far partire, a forza d’insistere e di seminare ottimismo e fiducia, il progetto della prima serie, poi delle varianti, dei mezzi numeri per favorire la comodità, delle piante larghe e delle strette, per sopperire a protuberanze o angolature fastidiose. A trascinarli finalmente in pista con noi.

Siamo partiti nel 2016 da un piccolo laboratorio, tra qualche scetticismo e gli osanna facili degli amici: scarpa da Swing made in Italy. Finalmente! Sarà un successo…

Un piccolo successo lo è stato. E lo è ancora. Abbiamo aperto una strada e ne siamo consapevoli: un viottolo inizialmente, allargato pian piano a decine di modelli, agli stivaletti, alle scarpe basse da allenamento. Siamo arrivati, dopo tanti esperimenti, ad accontentare anche i ballerini, generalmente poco propensi a rischiare, legati magari all’unico paio indistruttibile risuolato dal calzolaio sotto casa. Anche a loro, agli affaticati leaders, abbiamo adesso da proporre una vasta gamma di modelli e di colori.

Sempre tenendo a mente le origini. Lo stile inarrivabile dello Swing e dei suoi straordinari interpreti.

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